MILANO,
13 gennaio 2009 - Il ritorno al gol di Adriano, l'orgoglio
smisurato del Genoa privo di Milito, l'ennesimo colpo ad effetto
di Ibrahimovic. Il 3-1 con cui l'Inter approda ai quarti di
Coppa Italia (sfiderà la Roma la settimana prossima) è un
contenitore pieno di motivi di interesse. I gol portano la firma
dell'attaccante brasiliano e di Rossi nei primi 90', poi di
Cambiasso e Ibrahimovic nel primo tempo supplementare.
Non
sembra una partita di Coppa Italia, la competizione più
bistrattata negli ultimi anni, quella in cui davvero pochi
investono tempo ed energie. C'è meno turn over del previsto, più
pubblico e addirittura Diego Armando Maradona in tribuna per
studiare gli argentini dell'Inter. C'è soprattutto un equilibrio
che diverte: al diavolo i tatticismi, ci si attacca senza il
timore di scoprirsi e così viene fuori un primo tempo
tiratissimo.
L'unico
a essere non all'altezza è, purtroppo, il direttore di gara. Il
rigore di Adriano, e la conseguente espulsione di Biava,
rappresentano un errore pesante per Gava, che inizialmente aveva
visto giusto assegnando la punizione per poi tornare sui suoi
passi dietro segnalazione del suo assistente. La mancata seconda
ammonizione di Muntari, per un'entrata sciagurata su Vanden
Borre, viene appena dopo. La qualità dei fischi comunque
crescerà nella ripresa, ma non parlatene a Gasperini...
In dieci
dal 21', minuto nel quale Scarpi respinge il tiro dal dischetto
di Adriano, il Genoa si compatta e resiste come può. In realtà
il tiro al bersaglio dei nerazzurri è una ricerca affannosa del
risultato. Ci provano Crespo (bravo Ferrari a salvare la sua
porta), Chivu (meno bravo davanti al portiere), e ancora Adriano
(debole colpo di testa su cross di Maxwell). Dalla parte opposta
tocca invece a Vanden Borre iscriversi al partito degli
spreconi.
Inevitabile, visto il nervosismo del ghanese, il cambio
Obinna-Muntari all'intervallo. Meno prevedibile l'impatto del
nigeriano, che non fa nulla di speciale eppure contribuisce ad
allargare il gioco sulle fasce come era accaduto con il Cagliari
sabato sera, anche se con interpreti diversi. Per almeno
quindici minuti Scarpi cala in apnea e respinge tutto quello che
può. Maicon, più di ogni altro, gira a un ritmo insostenibile
per i difensori del Grifone, che infatti prova a rinforzare
l'ultima linea con Criscito e Papastathopoulos. Dai e dai, il
gol arriva: a un quarto d'ora dalla fine Maxwell pesca Adriano
tra i due centrali e stavolta l'esecuzione è da Imperatore.
Colpo di testa perfetto e un bel peso tolto dalle spalle a due
mesi e mezzo dall'ultimo centro (all'Anorthosis in Champions).
Sembra
fatta per l'Inter e invece Marco Rossi s'inventa un numero da
favola, agevolato da un pasticcio di Samuel, appena quattro
minuti dopo l'1-0 del brasiliano. Si ritorna al solito copione,
quello iniziato a sfogliare dopo l'ingiusta espulsione di Biava.
Genoa in apnea, Inter (con Cambiasso e Ibra) alla carica. Scarpi
si fa aiutare da Papastathopoulos per mettere un freno alle
giocate dello svedese e resta in piedi fino al 10' del primo
supplementare. E' a questo punto che l'Inter, con un parziale di
18-1 nei corner, sfrutta l'unica indecisione del portiere,
mettendo al sicuro con Cambiasso una qualificazione rimasta a
lungo in bilico.
Con un
Genoa esausto dopo una partita encomiabile, è evidente che il
gol di Cambiasso è la pietra tombale sull'avventura in Coppa del
Grifone. A ravvivare ulteriormente la serata ci pensa
Ibrahimovic, che attira a se Scarpi e lo beffa con un debole e
diabolico tunnel, un'idea folle per tutti, non per Zlatan. Che
prosegue la sua caccia al gol anche nel secondo supplementare.
Per il bel Genoa che in campionato aveva strappato un pareggio a
San Siro, sarebbe stato davvero troppo.
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